Some might say

 

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Alcuni potrebbero dire che siamo persone strane, che con il coraggio che usiamo per metterci a nudo e mostrare i lati più particolari del nostro essere potremmo fare cose ben più costruttive. Tipo omologarci. Ma noi non lo facciamo.

Alcuni potrebbero dire che spaventiamo chi ci sta vicino perchè tendiamo a sottolineare tutte le sfumature della vita, anche quelle che andrebbero ignorate. Ma da quando in qua esistono sfumature della vita da ignorare? Alcuni potrebbero dire e di conseguenza ficcarci in testa con prepotenza che non valiamo perchè loro non temono gli avversari forti, bensì quelli con l’anima pura, sulla quale puoi scriverci km di storie e sapere che il candore emanato da ogni sua singola molecola ne proteggerà l’autenticità.
Alcuni potrebbero dire di averci usato, spudoratamente, senza riguardo verso di noi e del nostro vissuto, del fatto che non ferisce tanto il gesto quanto l’evidenziare il gesto stesso. Un conto è fare del male e poi chiedere scusa e/o scappare, un altro conto è farlo per l’acido gusto di sbattercelo in faccia. Che nessuno si lamenti quando poi serriamo occhi per non guardare e il cuore per non amare.
Alcuni potrebbero dire di essere fuggiti per difendersi dai propri sentimenti. Lo vengono a dire proprio a noi, che invece dei sentimenti ne facciamo spade e scudi. E ci incazziamo da morire perchè, anche senza fiato e forze, pensiamo sempre che vada la pena combattere.
Alcuni potrebbero dire di considerarci troppo riflessivi, troppo complessati, troppo noi. Un silenzioso invito a piegarci agli standard, a non pensare più, a non ponderare le scelte perchè non tutte sono importanti, a non respirare a pieni polmoni dal momento che nel mondo c’è poco ossigeno.
Alcuni potrebbero dire che abbiamo tenuto persone senza mai dare, senza mai darci e che le abbiamo poi abbandonate perchè fondamentalmente siamo vili, siamo vigliacchi. Noi gli consigliamo di andar via, loro vanno via, lontano. Ed è chiaro, peró, che non conoscano il senso del ritorno dopo un lungo viaggio. Perchè non è detto che si debba per forza partire con lo scopo di restare altrove.
Alcuni potrebbero dire che è colpa nostra e che lo sarà sempre perchè ce l’abbiamo scritto negli occhi che siamo la causa di tutti i disastri. E allora cerchiamo di strapparci gli occhi più volte, non immaginando che avere un cuore che batte nelle pupille ci rende solo artefici, mica colpevoli.
Alcuni potrebbero dire che amiamo troppo la musica e ciò ci distacca dalla realtà, altri che siamo fissati con una determinata band. Sono le stesse persone che soffrono di tossicodipendenza o di manie di protagonismo o di chiusura mentale acuta. Guai se la diagnosi la fai a loro però, eh. Poi gli diventi invidioso.

Alcuni potrebbero dirci come vivere la nostra vita non essendo minimamente informati a riguardo. Ci propineranno consigli da manuale, ci invoglieranno a comportarci in un certo modo, ci esorteranno a migliorare ogni giorno proprio come fanno loro. In risposta, io, gli direi di volare via e di raggiungere mete che non hanno mai conosciuto tipo la corteccia cerebrale. Ma così è troppo poco stiloso e poi il soggetto non sono solo io…
Facciamo così.
Gli diciamo che non abbiamo bisogno di lezioni private, piuttosto di lezioni personali. Di quelle che ricaviamo dopo un rifiuto o dopo aver toccato la morte con un dito. E quelle possiamo procurarcele anche da soli. Costeranno molto di più ma avranno il quintuplo del valore.

Alcuni potrebbero dire che troveremo un giorno più luminoso, ma questa è un’altra storia. E a raccontarvela ci pensa qualcun altro, per ora.